Cosa fare in caso di violenza ?
Spesso le vittime di violenza chiedono aiuto troppo tardi o non fanno in tempo a rivolgersi alle persone giuste, perché isolate e impaurite.
Ai primi segnali di violenza ( verbale/fisica) bisogna chiedere aiuto e rivolgersi alle persone giuste. Non basta denunciare, perché spesso la parole delle donne non viene presa in debita considerazione Occorre una vera rete di sostegno e protezione per le vittime e i loro figli. Ma anche far conoscere quali sono i segnali che possono mettere in guardia le donne prima che la situazione peggiori definitivamente.
Purtroppo però nella maggior parte dei casi le donne tendono a non denunciare la violenza, secondo il più recente rapporto Istat, le donne italiane che hanno denunciato una violenza subìta sono appena l’11,4%, le vittime spesso temono ripercussioni per sé e i figli.
“In Italia, poi, scontiamo una certa cultura giuridica per cui le leggi, che pure ci sono, vengono applicate nei tribunali con il filtro di una dimensione culturale ancora patriarcale”. A dirlo è stato un magistrato in occasione di un incontro del Consiglio Superiore della Magistratura con l’Osservatorio nazionale delle organizzazioni impegnate in questo settore” spiega l’esperta, che aggiunge: “Non a caso la Corte di Strasburgo ha richiamato per ben due volte l’Italia perché il nostro sistema protettivo non è adeguato”.
Il problema è anche economico e strutturale: i fondi stanziati per i centri antiviolenza si perdono nella burocrazia. Una volta erogati, arrivano con il contagocce o se ne perdono le tracce, come ha denunciato la Corte dei Conti .
Cosa fare e a chi rivolgersi
Il primo consiglio è quello di chiedere aiuto e farlo rivolgendosi al 1522, il numero verde istituito dal Dipartimento per le Pari Opportunità, che indirizza al centro anti-violenza più vicino. È importante rivolgersi a realtà serie, non improvvisate, che siano davvero in grado di sostenere le donne in un percorso delicato e che non sia solo di assistenza immediata: c’è bisogno di una rete di tutela che vada oltre lo psicologo o il medico in ospedale
La realtà più sicura è la Rete D.i.Re, a cui aderiscono 80 centri anti-violenza in tutta Italia. Li si può contattare telefonicamente o recarvisi di persona: sono elencati e collocati su un’apposita mappa interattiva dell’Italia (comecitrovi.women.it), con indirizzi, caratteristiche delle associazioni e attività svolte. Si tratta di centri che sono riconosciuti dal Ministero delle Pari Opportunità e che lavorano in collaborazione con esso. All’accoglienza telefonica e ai colloqui personali, si uniscono ospitalità in case rifugio, consulenza psicologica e legale, aiuto e sostegno alle donne nel percorso di uscita dalla violenza, ad esempio attraverso l’inserimento lavorativo.
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