Nadia Murad, L’ultima ragazza

Nadia Murad, da schiava sessuale dei miliziani dell’Isis a paladina dei diritti delle donne, fino al premio Nobel per la pace 2018.

Nadia nasce a Kocho, nel Sinjar, nel nord dell’Iraq dove cresce all’interno della fattoria familiare.

Fin dalla giovane età Nadia Murad è stata costretta a vivere varie difficoltà dettate dalle differenze culturali/religiose tra la comunità yazida, di cui fa parte, e quella islamica.

Nell’ agosto del 2014 è costretta ad assistere alla morte dei suoi familiari e di altre 600 persone per mano degli uomini dell’Isis. Da quel giorno Nadia diventa una prigioniera e una schiava sessuale insieme ad altre donne yazide.

Da Kocho gli uomini dell’Isis la conducono a Mosul dove subisce ogni tipo di violenza: stupro, pressioni psicologiche e percosse fisiche.

L’ incubo termina a novembre: Nadia riesce a fuggire grazie a una svista di un soldato dell’Isis che lascia aperta la porta della sua prigione.

Nel 2016 diventa ambasciatrice Onu, battendosi quotidianamente per far conoscere a livello globale temi come la violenza contro le donne e la tratta di esseri umani.

Sempre nello stesso anno, affiancata dall’avvocato Amal Clooney, intraprende un’azione legale contro i comandanti dell’Isis.

Grazie a ciò nel 2018 Nadia vince il Nobel per la Pace che le consente di rendere noto al mondo il suo coraggio e la sua storia. Nel corso degli anni, a causa della forte esposizione mediatica, la ragazza è stata più volte minacciata di morte, ma questo non l’ha mai fermata.

 

 

Nadia Murad, L'ultima ragazza
Nadia Murad, L’ultima ragazza

 

L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’Isis

Nadia Murad, ha raccontato tutto in un libro “L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’Isis”

Una giovane yazida sfuggita alla prigionia diventa testimone del genocidio di un popolo e di tutti i rifugiati abbandonati a sé stessi. Nella regione del Sinjar, in Iraq, vive una minoranza yazida di origine e lingua curda che Saddam Hussein ha sistematicamente oppresso. Qui si trova Kocho, il paese dove Nadia è cresciuta e da cui parte questa storia terribile. Siamo nell´estate del 2014 quando i miliziani dell´Isis penetrano nel villaggio, incendiano le case e, dopo aver ucciso 600 uomini, radunano le donne per portarle via. Per Nadia, e centinaia di altre ragazze, è l´inizio di un calvario. Diventata una sabaya (una schiava sessuale), Nadia conoscerà la prigionia e gli stupri selvaggi, verrà usata, comprata e venduta come un oggetto, fino a quando, approfittando di una distrazione dei suoi aguzzini, riuscirà a fuggire. Questo libro le ha finalmente restituito la voce, trasformandosi in un invito a non lasciarsi vincere dalla violenza.

 

A un certo punto non restano altro che gli stupri. Diventano la tua normalità. Non sai chi sarà il prossimo ad aprire la porta per abusare di te, sai solo che succederà e che domani potrebbe essere peggio

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